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I conti della crisi non tornano
Guerra di numeri sugli incassi realizzati dai cinema l’anno scorso
Ottimismo di facciata a fronte del peggior dato europeo abitanti/biglietti

La chiusura di un anno cinematografico particolarmente al ribasso come il 2014,porta in dote le classiche cifre statistiche che come vediamo settimana dopo settimana,confermano nella visione in sala un libero piacere poco praticato e un modo di avvicinarsi praticamente snobbato. Sono fatti inequivocabili accentuatisi in maniera vertiginosa a causa della crisi economica come pure del dominio voluto dal partito trasversale anticinema che vede nella settima arte uno spirito culturale troppo indipendente per lasciarlo fluttuare senza controllo. L’anno passato non presentava in distribuzione un film di Zalone che nel 2013 aveva deviato in corner gli effetti del pericolo nascondendo croniche lacune,oggi senza scusanti si ripresenta il segno meno evidenziando il maggior ribasso degli ultimi anni. Le cifre ufficiali presentate in una conferenza delle associazioni di categoria sotto l’egida di Agis,governo del settore spettacolo,mettono sul piatto alcune considerazioni. I dodici mesi trascorsi avrebbero visto 91.465.599 spettatori sedersi sulle poltrone dei cinema italiani. Il decremento rispetto al 2013 va fissato a – 6.12 % perché allora il totale ammontava a 97.434.766,in parallelo gli incassi subiscono decremento che scrive – 7.09 %. Eppure per tutti coloro,e ci siamo anche noi,che seguono e analizzano giornalmente i dati del box office nazionale,queste cifre sono risultate inattese per il semplice fatto di sembrare vagamente ottimiste. Non è un paradosso o il verificarsi di una sensazione epidermica ma tutto nasce nel confronto di un lavoro particolareggiato che serve a dare l’esatto impatto economico del cinema. Tutti usiamo gli stessi riferimenti che una società pubblica (Cinetel) fornisce elaborando oltre il freddo computo econometrico per una prospettiva di giusta informazione,ma qualcuno potrebbe forse aver usato male la calcolatrice e fra questi chissà avremmo potuto esserci noi stessi. Nel dubbio abbiamo sommato e rivisto ancora i dati,in verità poi ci siamo accorti che persino illustri e autorevoli testate internazionali sulle statistiche del mercato italiano fissavano ribassi ben maggiori,quindi non avevamo di certo conteggiato con il pessimismo nelle vene. Prendiamo il celebre Box Office Mojo,guru delle analisi nel cine mondiale,afferma che nelle differenze fra 2013 e 2014 esistono minori entrate in termini di incasso intorno a -9%. Stessa tendenza per un sito francese Cinemondial,specializzato nello studio dell’industria cinematografica che porta il ribasso addirittura a doppio zero (-10 /11 %). Il dato relativo al nostro computo si colloca,decimo più decimo meno,tra i due autorevoli studi di settore. In definitiva non sarà d’importanza primaria la guerra dei numeri ma il significato di sapore discretamente ottimista che si può dedurre da certe cifre quando queste vengono attenuate. In un momento di profonda crisi dove l’Italia è fanalino di coda in Europa nel rapporto abitanti /cinema che si attesta nel 2014,usando gli stessi dati forniti da Cinetel,con 1,5 ingressi per ogni italiano. Un mesto primato,superati anche dalla Spagna,in un momento che continua a vedere la chiusura di molte sale cinematografiche specialmente nei piccoli centri ma anche nei capoluoghi senza che le istituzioni di categoria abbiano fatto un solo passo in difesa dei deboli. L’espandere clima ottimista fine a stesso quando non ci sono condizioni reali provoca d’inverso molta rabbia a cominciare da coloro che appartengono alla filiera del settore in previsione di ulteriori tagli occupazionali.
30 gennaio 2015