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Il Meglio e il Peggio del mese
MARY SHELLEY di Haifaa Al-Mansour
Sceneggiatura di Emma Jensen, Haifaa Al-Mansour

Con Elle Fanning,Douglas Booth,Bel Powley,Tom Sturridge

Cercando un’approfondita disamina dei turbamenti e dei contrasti spirituali che avvolgevano la giovane personalità di Mary,il film non risulterà affatto una ricostruzione d’epoca affascinata dal pittoresco e da un  compassato e comodo rifugio nella retorica. Sostanzialmente virato a conoscere una delle scrittrici più enigmatiche,al tempo stesso foriere di novità e impulsi nella storia letteraria,riesce grazie al colto studio della regista Saudita Haifaa Al-Mansour (La Bicicletta Verde) ad essere uno speciale regalo dell’immaginario per tutti coloro che hanno a cuore l’autrice di Frankenstein. Al tempo stesso le corde intime della vicenda contigue e complici del fervido tempo che ha donato capolavori incommensurabili tra libri e arte pittorica saranno un vero compendio di studio per chi si accinge alla scoperta di un ciclo ricco di fascino. Più in generale la pellicola offrirà di certo contributo di rango per far capire quanto il periodo Gotico possa tuttora definire una sensibilità concreta e affine alla nostra particolare modernità,intessendo linee e costruzioni protettive ma prospettiche ai dilaganti abissi mai domi. La quasi adolescente Mary Wollstonecraft-Godwin,figlia di un libraio londinese,trascorre giornate alla ricerca di un sentimento perduto. Il turbamento per la mancanza della madre ha trasformato l’indole della ragazza rendendolo diverso dalle altre giovani,così forgia un carattere in sintonia con un pessimismo cosmico dal quale nessun umano sembrerebbe esentato. In lei c’è consapevolezza di abbandono da parte delle forze della Creazione,ma la sensazione di deriva che sorge,il perdersi nelle tenebre non la scoraggerà. A differenza del pensiero di Giacomo Leopardi (all’incirca coetaneo di Mary),che rimarrà ancorato ai fondamentalismi religiosi erigendo nei suoi scritti la propria sconfitta esistenziale al valore poetico di un picco insormontabile,miss Godwin presenta una nuova forma di riscatto. Non le si addice la rassegnazione,sa di sfidare con il background costruito la volgarità e la superstizione circostante perché nella sua anima è nata un’idea di femminilità che vuol raggiungere uno spazio libero calato nell’universo,magari avvolto di nero ma fatto di romanticismo irruento. Il momento giusto arriva con la conoscenza di un poeta in ascesa nell’ambiente della cultura gotica,il giovane Percy Shelley. La sua poetica é vera linfa per l’inquietudine della giovane,quella comune lingua venata di autenticità trasporterà Mary in un viaggio che non tarda ad erigere colonne di sentimenti. La creatura e la forza sorte da questa relazione paiono senza limiti ma mister Shelley è uomo dalle tante facciate,il suo concetto di vita e della profusione idealista coincide con la dissolutezza e il tradimento. Un cocktail che sta uccidendo la speranza costruita piano piano dalla giovane scrittrice,soffocandone quella carica percettiva piena di creatività. Questa rivelazione di mostruosità degli uomini non tarderà a materializzare con durezza la prepotenza e l’usurpazione di una intera società nei confronti del suo lavoro di narratrice. La tempesta degli eventi diverrà comunque una specie di evoluzione per il carisma della ragazza,tutto coincide per iniziare a scrivere un romanzo che nasce dal profondo riuscendo nel contempo a calarsi a metafora intima e come perfetto prototipo di un’era straordinaria rappresentata dal Gotico. Frankenstein stava entrando nel mito. Sono interessanti per capire il contesto storico culturale,le relazioni dei protagonisti con Lord Byron,vate di tale lirismo,e il dottor Polidori,audace sperimentatore del galvanismo sui corpi di rane. Ciascuno avrà influenza determinante sulla personalità di Mary Shelley. Quanto abbiamo scritto è dedotto dalla visione dell’originale del film proiettato nei mesi scorsi in Inghilterra e visto anche in alcuni importanti festival. Invece l’edizione italiana risulta mutilata con tagli che raggiungono una ventina di minuti. Perché in questo paese dobbiamo continuare a denunciare tali scempi mentre il pubblico viene sempre ritenuto indegno e immaturo? Purtroppo mancano le sequenze più visionarie e specificatamente d’impatto cinematografico. Soprattutto aiutavano a entrare meglio in empatia con Mary,facendo comprendere da vicino il rapporto onirico con la madre defunta e con la sofferta genesi delle parole scritte. Sono state tagliate intere parti che mettevano in chiaro la simbiosi della protagonista con l’esoterismo e gli incubi,fondamentali per comprendere da vicino l’audacia letteraria del libro su Frankenstein. La stupida opzione da paese arretrato non rende merito né al cinema,né al personaggio principale,tantomeno alla bravura di Elle Fanning,una Mary davvero palpitante.