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Virzì.”Porterò l’Italian style a Hollywood”
In competizione "La prima cosa bella” per la nomination all’Oscar miglior film straniero.
Una scelta a sorpresa ma non troppo.

Virzì a Hollywood ?
Virzì a Hollywood ?
Non sappiamo ancora quanto valga in termini di effettivo prestigio internazionale la decisione di far cadere sulla Prima cosa bella di Paolo Virzì il peso di rappresentare l’Italia nella corsa alle nomination per il miglior film estero. L’Oscar è ancora lontano ma il regista toscano gioca di anticipo e fa sapere che il suo film farà conoscere agli americani l’italian style del cinema. Da alcuni anni la candidatura nazionale per l’Academy Awards viene vissuta mediaticamente come se la mitica statuetta fosse a due passi dalla vittoria,poi la realtà ha fissato sempre strade diverse. Quest’anno le indicazioni cristalline su una pellicola dalle forti connotazioni internazionali risultavano un po’ imbarazzanti nonostante la quantità notevole di film segnalati. In un certo senso ciò che manca a quasi tutte le storie è un giusto equilibrio di comunicazione universale a tutto vantaggio di una sovrabbondanza superficiale e localista difficilmente commestibile oltre confine. Riteniamo che fra tutti il film più accreditato,nonostante svariate imperfezioni,sia stato L’uomo che verrà di Giorgio Diritti ma evidentemente non godeva di grandi sponsor critico-economici. Se avesse prevalso la logica della carta internazionale la scelta non poteva che essere Io sono l’amore di Luca Guadagnino,forte del boxoffice multimilionario e di una buona accoglienza di press proprio in USA,ma sono chiare le marginalità produttive del film lontane dal centro del potere. Certamente l’asso vincente per La prima cosa bella sta nell’indirizzo di scuderia rappresentato dal peso del maggior gruppo cinetelevisivo che per il secondo anno consecutivo piazza un suo film verso la grande gara. L’atmosfera innocua che si espande dal film congiunta ad un epidermico svolgimento sono propedeutici per una rimozione immediata del lavoro in controtendenza rispetto al clima cinefilo delle ultime edizioni.degli Academy. Oggi non sappiamo quanto queste rotte possano puntare al successo nell’Oscar,ma forse ci si continua a fidare di un istinto culturale estremamente provinciale che non sa più riconoscere la funzione progressiva del cinema.

Ottobre 2010

Franco Ferri