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Lo schiavismo tra Spielberg e Tarantino
Due stili diversi per raccontare lo stesso periodo di storia
“Lincoln” e “Django Unchained” per non dimenticare il razzismo

La contemporanea presenza sugli schermi di Lincoln e Django Unchained  porta inevitabilmente lo spettatore davanti a tematiche di riferimento storico come pure all’emersione di un puro rigore morale sul razzismo che non muore mai. La forza emotiva e avvolgente propiziata dal cinema ci mette a confronto con un periodo del passato che ha sancito una virata decisiva nel corso della storia ponendo le prerogative umane un gradino più sopra. Due film completamente diversi nel trattamento e nello stile ma analoghi nella rilettura visiva o visionaria di quell’epoca americana fra il 1858 e il 1865,compresa fra episodi crudi di schiavismo e la definitiva ratifica del tredicesimo emendamento della costituzione degli Stati Uniti che lo vietò. Visti in successione immediata esplodono un potere simultaneo di aggregazione educativa quasi pedagogica sul fenomeno. Il Lincoln (Daniel Day-Lewis) di Steven Spielberg porta la Storia dentro il cinema ripercorrendola con i dettagli didascalici e ambigui di giorni incandescenti,fra guerra di secessione e catastrofe,in cui il presidente seppe mediare e costruire con volontà un importante successo per tutta la società. Molto distante da opere precedenti caratterizzate da epica e meta narrazione,Spielberg fa un ritratto dettagliato,non disdegna il tono ufficiale,si delinea e punta in quell’incrocio dove la conoscenza storica sia una priorità di riferimento per la gente dei nostri tempi.

In sponde diametralmente opposte si va a posizionare con la stessa tematica il Django (Jamie Foxx) di Quentin Tarantino perchè egli fa un passaggio esattamente contrario a Spielberg. Costruisce un meccanismo dove è basilare il lavoro sui generi e gli stili del cinema per condurli alla Storia. Quel western ha connotati che appartengono ad una dimensione mitica,capacita lo spettatore di memoria,perciò possiede attributi dignitosi all’affresco storiografico. Lo schiavismo,la libertà contraddistinta da traguardo in divenire hanno forte presa nei personaggi,ogni motivazione si espande oltre,lasciando che la fiction superi cliché e trovi uno stretto contatto con la verosimiglianza. Sotto questo aspetto il film compenetra e trasmette in modo più diretto e palpitante il sentimento di verità  che esecra l’oppressione e acclama lo spirito libero. La predisposizione dotta di Tarantino trova spazio pure nella diversità narrativa lasciando che il dottor King Schultz (Christoph Waltz),gentile dentista germanico,ma implacabile fustigatore di schiavisti possieda paradossalmente la stessa,riconoscibilissima funzione trainante ed emancipatrice di un “Lincoln”. In comune Lincoln e Django Unchained detengono sottile,ma non troppo,filigrana che tiene vivo l’allarme per qualcosa purtroppo sempre attuale nella natura dell’uomo.
Franco Ferri
2 febbraio 2013