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L’anno di grazia del cinema francese
Il pubblico porta al successo “Quasi Amici” con il passa parola
Ma è tutto il cinema d'oltralpe in grande spolvero dopo gli Oscar a “The Artist”

François Cluzet
François Cluzet
Nell’ultimo periodo si è registrato un fenomeno atipico nel box office. Il film francese Quasi Amici ha raggiunto la vetta della classifica dopo quattro settimane di programmazione mantenendo costante se non incrementando la quota di presenze. Il fatto si può rappresentare come un evento alla luce di fattori di mercato dove i film realizzano subito le loro potenzialità che vanno percentualmente a decrescere in maniera continua. Si è verificato un fenomeno inusuale da tempo,scomparso per i velocissimi passaggi di window (dal cinema all’home video),che in meno di un mese ha rimesso in moto il meccanismo una volta chiamato passa-parola ovvero il commento,il giudizio di uno spettatore e poi di tanti altri in grado di consigliarsi a vicenda e divenire potente vento di opinione spontanea. Non si spiegherebbe diversamente il clima attorno al film ben al di là di ogni ragionevole influenza pubblicitaria.

Omar Sy
Omar Sy
Se da un lato poteva esistere un certo pregiudizio da parte del pubblico italiano verso una commedia estera dallo stile diverso,dall’altro ogni dubbio veniva fugato al momento dell’impatto con una pellicola che sa trasportarci in un territorio di intima umanità rendendoci partecipi e familiari delle sequenzialità dolci amare e,perché no dell’intelligente sorriso trasgressivo. Quasi Amici sta andando forte in tutta Europa esercitando quel ruolo di omogeneità produttiva e di mercato che si diceva mancasse nel continente ma il suo successo lo porterà a inizio estate negli Stati Uniti per un’uscita in grande stile. Continua il raccolto del cinema francese nel panorama internazionale dopo il trionfo di The Artist agli Oscar confermando l’alta competitività transalpina nel rappresentare i generi declinati alla sensibilità di una nuova autorialità,riadattandoli per un pubblico che cerca anche scoperta e la cui dimensione sembra piuttosto alta.

Jean Dujardin
Jean Dujardin
Non dimentichiamo che The Artist,ricordandolo per l’ennesima volta,non è stato un’apoteosi nostalgica o del tempo perduto come qualche opinionista superficiale in odore d’ignoranza avrebbe voluto,ma svolge nel suo interno un’attenta e colta introspezione del linguaggio cinematografico rivisitato nelle sue forme mutabili e in divenire che poi sono le caratteristiche della modernità. Il momento favorevole che vede al rialzo le quotazioni francesi speriamo possa invertire il trend distributivo in Italia attualmente poco generoso con loro. I nomi e i titoli giunti alla notorietà da noi dovranno servire da ulteriore testa di ponte per farci arrivare validi autori che da tempo nel giro internazionale sono garanzia di qualità. Le sale hanno bisogno di linfa e la scommessa di un successo prima che dal marketing nasce da buone storie.
Franco Ferri