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Jojo Rabbit: La commedia rafforza la memoria
Nella solida tradizione dei film che oppongono sorriso alla tragedia nazista
La storia di due adolescenti vittime del male supremo conquisterà un Oscar

Thomasin McKenzie e Roman Griffin Davis nel film
Thomasin McKenzie e Roman Griffin Davis nel film

L’avanzare del tempo non permette più una cognizione capillare dei fatti accaduti,come se alla realtà nei decenni seguenti venisse sovrapposta una perfida nebbia che permette una percezione della memoria sempre più labile e tenue. La Storia attenua il ricordo non per lacuna di chi la scrive ma per l’imperfezione umana legata forse a un meccanismo maligno e protettivo che tende alla dimenticanza,dal quale a trarne giovamento sono coloro cui fa comodo per opportunità culturale il dimenticare o ammettere con tranquillità disarmante quanto l’orrore non sia mai sorto. Il Nazismo continua a far proseliti cercando l’assoluzione delle moltitudini quanto meno di proseguire impunito sulle coscienze degli ingenui del mondo,ma l’alto prezzo che chiede non sarà mai poi mai elargito. Consiste in un’opera di vigilanza sempre allerta che spetta alle più alte forme di rappresentazione e il cinema in tal disciplina possiede grandi virtù introspettive. Oggi avere il potere del giusto insegnamento per raccontare l’origine del male nato dalla mente invasata di Hitler non deve cadere sui luoghi della retorica. Il reale è stato trattato infinite volte con civile manifestazione ma ora serve una rinnovata espressività che renda ottimo ausilio agli ideali presenti per ferma contrapposizione bussando alla porta dell’immaginario. Non deve scandalizzare ma la fiction se iniettata di viva saggezza riesce a rendere permeabile aspetti profondi dei contenuti portando in luce,non certo dogmi,ma solventi e intellegibili verità. Jojo Rabbit di Taika Waititi s’ingegna e s’impegna in questa direzione creativa,per tali caratteristiche possiede uno score che somma 6 nomination agli Oscar 2020 vincendo successivamente la statuetta quale miglior sceneggiatura adattata. Nella sua natura più schietta di commedia ha il mordace,ingrato compito di mediare tra sorriso e la malvagia ramificazione della propaganda insita nella società voluta dal dittatore tedesco. Si parte proprio da quest’ultima con gli insulsi dettami dei luoghi comuni sugli Ebrei catapultati sulla mente semplice di un bambino determinando il grottesco e la permeabilità criminale di un’ideologia che non esitava all’eliminazione fisica. Del resto siamo davanti ad un’eredità cinematografica di blasonata,progenia. Non si ride del male supremo ma si può esorcizzarlo e incalzarlo con la solida commedia,da La Vita è Bella (1997) di Roberto Benigni al più potente e articolato,Train de Vie - Un Treno per Vivere (1998) di Radu Mihaileanu. Il sorridere non diviene l’atroce anestetico della realtà,si mette davanti al demone della storia l’arma più deflagrante mai concepita assolvendo ad un compito ancestrale che dà energia interiore e rafforza la viva memoria di una tragedia. Il fanciullo del film,Jojo (Roman Griffin Davis),è figlio,vittima inconsapevole,segnato dalla superiorità della razza ariana seguendo i consigli del vate spirito guida Adolf (lo stesso regista Taika Waititi). Troverà nella stanzetta una volta occupata dalla sorellina scomparsa una ragazza,Elsa,(Thomasin McKenzie),ebrea nascosta dalla madre (Scarlett Johansson). Si spalanca una contesa fra adolescenti,eppure la competizione aspra o buffa mostrerà un crescendo di complice affinità mentre intorno il dramma della Germania sta per sopraffare illusioni e vite. Il loro microcosmo è soffocato da quel militarismo senza pietà,piega qualunque individuo e ne frena le velleità sostituendole con la ragione di stato,ma la fantasia avviata dalla spontanea ingenuità di un bambino compensa,avvia un sentiero verso la conoscenza di un mondo più grande ed ispirato. La speranza che finisca presto dovrà trovare la gioia di un ballo tutti insieme,così dice la madre al piccolo Jojo,riaffermando una topica che sembra anche tristemente contemporanea. Se le società s’irreggimentano si affievolisce la vitalità,viene a mancare la voglia di danzare,nel caso dei due adolescenti non s’intromette certo un’occasione d’insignificante evasione ma l’agognato desiderio di paradiso contrapposto all’inferno vissuto. Dice David Bowie in una celebre canzone,“Sarò il Re, tu sarai la Regina”…” Possiamo batterli solo per un giorno, Possiamo batterli per sempre e in eterno, Possiamo essere Eroi solo per un giorno”. L’astrazione concepisce il disegno dell’unione e dell’amicizia,pop e dolcezza sono il mix di un’aria speciale che intravede la conquista di un ballo liberatorio senza limiti. Attraversato da lirismo estetico del vivere nel film traspaiono le sottigliezze di amore e odio quali fossero purtroppo inseparabili partner d’irrazionale accoglimento. Quando il caos di una notte invero eterna pare fermare ogni possibile alba,solo un attimo di trasognato slancio afferrerà la giusta magia per spezzare il maleficio e rilanciare la poesia.

Franco Ferri
13 febbraio 2020