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Il cinema italiano è come la Fiat
Curzio Maltese e i tagli ai sussidi statali per il cinema…non ci resta che piangere
Ma l’auto resta più competitiva dei film italiani racchiusi nei confini nazionali

Curzio  Maltese
Curzio Maltese
Qualche tempo fa l’illustre opinionista Curzio Maltese in un suo intervento si pronunciava apertamente a favore del cinema italiano dimostrando forte contrarietà al possibile taglio di fondi destinati alla produzione. La tesi difensiva partiva da una suggestiva comparazione ma infarcita di parzialità che metteva sullo stesso piano l’industria mediatica e la più importante impresa(finora)del paese,la Fiat per numero di dipendenti occupati,all’incirca 250.000,con un esborso di aiuti di stato enormemente sbilanciato sull’azienda automobilistica. Non ci resta che piangere,almeno secondo il salmo di Maltese,ma un’omogeneità ponderata dei dati ci suggerisce altre ipotesi. Sarà tutto da dimostrare che il cinema italiano riesca a dare gli stessi posti di lavoro della Fiat. Il numero è considerevole quanto improbabile difficilmente raggiungibile anche con tutti i comparti dell’esercizio cinematografico che in ogni caso potrebbero fare anche a meno dei film nazionali. Con maggiore verosimiglianza l’industria della produzione fa riferimento a ben determinati settori localizzati nella capitale.

Ancora più stonato appare il coinvolgimento della nozione di industria,se ci riferiamo a precise basi della filiera d’impresa,quando a tutt’oggi il mondo del cinema domestico è impostato su una sottocultura che privilegia la lobby chiusa e tanta mancanza di trasparenza. Il lavoro all’interno di questo microcosmo mantiene sempre immutato fascino ma difficilmente potrà essere raggiunto da chiunque senza un condiviso sistema di cooptazione dall’interno. La realtà produttiva ci dimostra che quest’anno sono stati programmati sugli schermi oltre 140 film che in rapporto ad un mercato sempre più ristretto e minoritario rispetto ai grandi paesi europei rappresentano una quantità eccessiva. Consideriamo che fra i primi quaranta titoli del box office 2010 soltanto 15 sono nazionali e redditizi sul profilo economico. Curzio Maltese con la sua voce ha voluto bonariamente sostenere con passione la causa di qualche amico cineasta ma ha riaperto una ferita di non facile sutura. A lui affascina il paragone con la Fiat,ci permettiamo allora di usarlo amabilmente.

L’azienda torinese,con o senza denaro pubblico,produce modelli che in qualche misura risultano venduti fuori dei confini italiani contribuendo ad un discreto livello competitivo. La considerazione sarebbe stata ben diversa se i modelli realizzati fossero stati concepiti su concezione tecnologica obsoleta ed assemblati con materiali scadenti dal momento che nessuna campagna di marketing riuscirebbe ad essere credibile. Il vero fulcro di cui nessuno vuol trattare risulta proprio la mancanza di qualità nel cinema italiano di oggi che non riesce a trovare soprattutto per questo uno spazio internazionale,fondamentale risorsa in epoca globalizzata,causa la permanenza di antiquati schemi ed un disinteresse verso progetti meno provinciali. La corsa del cinema è sempre verso il denaro pubblico,alcuni invocano un generico modello francese dimenticando che olltr’alpe poi si restituisce allo stato fino all’ultimo euro elargito. Sottolineiamo che attualmente il più grande polo produttivo e distributivo del cinema trova feeling naturale con il governo del paese rendendo forse improbabile un taglio netto di quattrini che fanno quadrare molti rapporti di lavoro accettati trasversalmente.
Franco Ferri