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Fratelli Taviani,un Orso d’Oro diviso in due
Berlino nel segno di “Cesare deve Morire” interpretato dai carcerati di Rebibbia
Un premio importante in controtendenza con la mappa del cinema italiano

Paolo e Vittorio Taviani premiati a Berlino
Paolo e Vittorio Taviani premiati a Berlino
La giuria della 62° Edizione della Berlinale presieduta da Mike Leigh,assegna l’Orso d’Oro al film di Paolo e Vittorio Taviani,Cesare deve Morire girato con attori del carcere di Rebibbia che reinterpretano il Giulio Cesare di Shakespeare. L’Orso d’Argento,Gran Premio della Giuria è andato a Just the Wind (Csak a szél) diretto da Bence Fliegauf,regista ungherese che ha voluto raccontare una vicenda di personaggi intorno al microcosmo della comunità Rom. L’Orso d’Argento per la Migliore Regia viene assegnato a Christian Petzold per Barbara,storia che ci riporta indietro al tempo della Germania Est fine anni ’70,improntato sulla figura femminile di un medico trasferito in uno sperduto ospedale per motivi disciplinari che avrà notevole riflesso critico sulla politica del regime di quel tempo. L’Orso per la Migliore Sceneggiatura è appannaggio di En Kongelig Affaere, film diretto dal danese Nikolaj Arcel, racconta la vicenda del medico personale del re Christian VII°,considerato inetto,di cui diventa fiduciario e consigliere illuminato fino ad ottenere la guida del governo in una Danimarca in bilico fra medioevo e le influenze di Voltaire.

 
Scena tratta da 'Cesare deve Morire'
Scena tratta da 'Cesare deve Morire'
Il premio alla Migliore Interprete Femminile è stato consegnato a Rachel Mwanza per Rebelle,mentre l’omologo riconoscimento per il migliore attore va a Mikkel  Følsgaard nel ruolo del Re di Danimarca che fa di En Kongelig Affaere,il film più premiato di questo Festival di Berlino. Continua l’elemento più tradizionale di questa kermesse che vuole e auspica un cinema molto presente nel sociale e impregnato di quella giusta dose di humus politico che serva al riconoscimento e alla lettura della interazione umana. La vittoria dei fratelli Taviani va senza dubbio vista in questa chiave che oltretutto ha il pregio di riscoprire a livello internazionale la caratura dei due autori toscani,dopo l’altalenante e discontinua filmografia degli anni recenti. L’affermazione del loro docu – film illustra e rinvigorisce l’alchimia di un cinema contaminato che sa rappresentare il reale,vero volto di un dramma umano attraverso la stilizzazione e le forme di un teatro irrorato dalla poetica shakespeariana.

Mikkel Følsgaard  migliore attore
Mikkel Følsgaard migliore attore
La loro pellicola possiede il dono dell’originalità cinematografica anche in rapporto al momento del cinema nazionale,dal quale sono distanti anni luce per approfondimento delle cose concrete,ricerca della verità. Sotto questi aspetti risulteranno totalmente in mala fede o complice di ruffianeria coloro che in questi momenti parlano di vittoria e trionfo del cinema italiano. L’affermazione a Berlino è solo e soltanto loro appannaggio,e seppur appartenenti per ragioni produttive al cinema di casa,non possono rappresentarne un’ipocrita effige di squadra. Il carro del vincitore fa sempre comodo però non bisogna dimenticare che interpreti,temi e stile che i Taviani portano in Cesare deve Morire vengono spesso trascurati o dileggiati in tante occasioni,da quegli stessi recensori che oggi esultano. Appena ieri gridavano allo scandalo se un film italiano veniva ignorato alla Berlinale,si era diffusa la cattiva novella che al Festival erano prevenuti sui nostri film. Senza scomodare la benevolenza di giurie amiche e di armi complottiste ci si accorge che per prendere premi a volte bastano i buoni film. Molti non se lo ricordano più.
Franco Ferri