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European Awards: Lo spirito dell’Oscar è un miraggio
Vince quattro premi La Grande Bellezza, Morricone miglior colonna sonora
Prevale un cinema conservatore che mostra un’Europa poco coraggiosa
Non aver premiato La Vita di Adele e Alabama Monroe fa gridare vendetta

Toni Servillo, miglior attore a Berlino
Toni Servillo, miglior attore a Berlino
La notte di Berlino appare simbolicamente la foto di ricorsi storici favorevoli per i colori italiani,un ponte che unisce sport e cinema con i suoi epiloghi di vittoria. Gli European Film Festival,le statuette che premiano annualmente le produzioni europee,tornano per questo finale di 2013 nella capitale germanica e vedono primeggiare il film italiano La Grande Bellezza. Si aggiudica quattro riconoscimenti,miglior film,la regia di Paolo Sorrentino,l’Interprete maschile Toni Servillo e quello del montaggio per Cristiano Travaglioli. Ennio Morricone vince la categoria Migliore Colonna Sonora per La Migliore Offerta di Giuseppe Tornatore. L’European Award come migliore sceneggiatura è andato a François Ozon per Nella Casa,film che ha diretto lui stesso. Veerle Baetens è la migliore attrice del continente per il film belga The Broken Circle Breakdown che arriverà da noi con il titolo Alabama Monroe - Una Storia d'Amore. L’ampia affermazione de La Grande Bellezza è una sorpresa a tutti gli effetti e il mistero di questo verdetto resterà negli annali più di quanto la pellicola abbia finora saputo marcare nel giro di importanti opinionisti italiani e esteri. Il film partendo da Cannes aveva avuto giudizi contraddittori e dalle presentazioni in rassegne e festival non ha raccolto alcun riconoscimento se escludiamo premi casalinghi mai negati alle grosse produzioni nazionali. Gli European Film Awards vengono definiti con tanta generosità a sinonimo di Oscar dell’altra sponda del globo,per quanto resti assai difficile fare un paragone omogeneo con la corsa hollywoodiana. Quest’ultima pur ritraendo nei meccanismi gli interessi dell’industria pone in pari condizioni competitive lo spirito di un film che deve rappresentare un faro per il progresso delle genti. Non possiamo dire altrettanto del premio europeo che proprio dal potenziale di quest’anno ha negato con evidenza le ragioni ideali dell’odierna cinematografia. Sono stati emarginati o completamente dimenticati film di grande spessore artistico con forte messaggio evolutivo che sprigiona dal loro interno. La Vita di Adele di Abdellatif Kechiche e Alabama Monroe di Felix Van Groeningen sono titoli che non averli premiati nelle categorie chiave fa gridare vendetta e avrebbero offerto una sensibilità continentale vicino ai grandi temi dell’umanità,la lotta di uomini e donne che cercano una rivelazione nel sofferto e confuso scenario attuale. Sicuramente anticonformisti pagano un prezzo all’Europa che sceglie anche nel cinema la conservazione. A tutti gli effetti il complessivo verdetto berlinese è un omaggio al cinema conservatore,una tipologia oggi piuttosto diffusa in Italia come in molta parte d’Europa che non rischia conflitto e finge d’indignarsi. Il film di Paolo Sorrentino in questa linea detiene un suo brevetto perfezionista perché non mostra la profonda ferita nell’essenza ma il colore della stessa ripresa sopra la garza che la ricopre. Ha scelto di parlare di decadenza senza dirci quale sia ma in fondo è lui medesimo un prodotto della decadenza culturale. Il sistema del potere ama questo genere di storie che se abilmente pubblicizzate permettono con grande trasformismo di comunicare condivisione,solidarietà in tempo di crisi. L’Europa di Germania ha detto sì all’Italia nel terreno della fiction,questo è l’unico messaggio evocato,diplomatico e politico,che esce dalla notte di Berlino.
Franco Ferri
8 dicembre 2013