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Stephen Frears guarda indietro aspettando Venezia
In attesa del festival ha nostalgia per un passato pieno di creatività
Il regista inglese parla dei suoi film mitici ma il presente è ricco di novità

Intervista di Franco Ferri

Stephen Frears
Stephen Frears
Sarà una nuova avventura tutta da scoprire per Stephen Frears,il 70° Festival di Venezia dove approderà in concorso con il nuovo film Philomena interpretato da Judi Dench e Steve Coogan. Il regista inglese si aspetta molto dalla kermesse lagunare ma per scaramanzia non vuole parlare della pellicola lasciando intendere l’importanza e le speranze dell’evento. L’incontro è occasione per conoscere altri particolari del suo modo di vedere il cinema facendo trasparire un’insolita nota di malinconia verso un’epoca che sembra eclissata. Molti titoli sono autentici cult approdati nella classicità cominciando da The Hit con Terence Stamp, My Beautiful Laundrette con Daniel Day-Lewis, Prick Up - L'importanza di essere Joe con un giovane Gary Oldman fino a Eroe per Caso con Dustin Hoffman. In particolar modo è stato più di tutti Le Relazioni Pericolose con Glenn Close,John Malkovich,Michelle Pfeiffer e Uma Thurman a dare una svolta e un’impronta mondiale alla carriera di Frears.

Quel film nasceva da un romanzo del ‘700, pur mantenendo la stessa ambientazione dell’originale comunicava uno spirito straordinariamente moderno con dei personaggi quasi liberal. Come fu possibile adattarlo e renderlo agibile per un pubblico contemporaneo senza perdere i connotati del testo ?
Devo molto alle Relazioni Pericolose,penso che l’accoglienza che ha avuto ovunque sia stata una doppia soddisfazione anche perchè voglio che i miei film non abbiano nazionalità. Il film non nasconde alcun segreto di messinscena o altro,credo che tutto nasca dallo straordinario impegno intellettuale di Christopher Hampton,la cui sceneggiatura è stata veramente grande da sola e viene prima del lavoro di tutti noi.

Esiste una ricetta per raccontare ancora oggi il mondo trasgressivo in un periodo dominato dal conservatorismo ?
Non saprei...nel nostro mestiere viviamo di progetto in progetto e può capitare quella storia che racconta in maniera eccitante,esagerata le relazioni di questo tempo.

Forse provi un po’di indifferenza per il presente ?
Molti miei film furono straordinarie esperienze anche provocatorie alimentate da un periodo sociale ben più attraente dell’attuale,scelgo quel passato,la sua intensità,la libertà creativa che avevi a disposizione. Come molti preferisco voltarmi indietro indulgendo al ricordo di quando fare film era un piacere intenso.

Helen Mirren in 'The Queen'
Helen Mirren in 'The Queen'
Eppure non è molto lontano il successo di The Queen che portò all’Oscar Helen Mirren,un film per certi versi anticonformista e minuzioso nella direzione degli attori.
Devo raccontare un aneddoto diventato gossip. Helen si è molto spaventata del mio metodo di lavoro e ha raccontato a Bruce Willis che abbiamo girato anche venti ciak per ogni inquadratura. Questa fama si è allargata molto forse troppo,non vorrei per questo divenire il terrore dei set.

Da Tamara Drewe a Una Ragazza a Las Vegas,ultimo tuo film visto in Italia,c’è un passaggio troppo rapido dalla commedia intelligente e sulfurea a quella infarcita di ingredienti consolatori e politicamente corretti ?
Non credo,è solo casualità. Si tratta di un incidente di percorso che non ha favorito scelte condivise. Lo script originario di Una Ragazza a Las Vegas (con Rebecca Hall,Vince Vaughn,Bruce Willis ) aveva requisiti che lo rendevano interessante,poi forti pressioni esercitate dalla produzione hanno condotto tutto il lavoro,final cut compreso,verso opzioni che si sono rivelate un suicidio artistico e commerciale.

Il 2013 è stato un anno che ha visto le tue opere presentate nei maggiori festival. Ad anticipare Venezia è stato Cannes con la proiezione di Muhammad Ali's Greatest Fight,storia di un momento controverso negli Usa. Non sappiamo ancora se arriverà in Italia,puoi dirci qualcosa di più ?
Lo vedrete senz’altro dalla tv satellitare fra non molto (negli Stati Uniti andrà in onda ad ottobre). Girare questa particolare storia è stato molto incoraggiante perché HBO,la tv americana che ha prodotto il film,è specializzata in opere di raffinata cinematografia aiutando di fatto il settore. Racconta la vicissitudine del grande pugile quando si rifiutò di svolgere il servizio militare in Vietnam nel1967 e gli fu tolto il titolo. Cassius Clay è’ stato un personaggio anticonformista ha pagato per il suo coraggio e per il fatto di essere un nero. La vicenda è incentrata sui membri della Suprema Corte e sulle loro reazioni. Vediamo la guerra del Vietnam come uno scenario che stava cambiando la mentalità americana.

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11 agosto 2013