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APRILE 2024
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Il Meglio e il Peggio del mese
LA VEDOVA WINCHESTER di Michael Spierig, Peter Spierig
Sceneggiatura di Tom Vaughan,Michael Spierig,Peter Spierig

Con Helen Mirren,Jason Clarke,Sarah Snook,Finn Scicluna-O'Prey

Chiuso nel silenzio e corrugato di tante,insofferenti versioni riemerge un segreto nato dal boato delle munizioni. Diventò una leggenda,e ancor oggi il centro di un mistero irrisolto può essere visitato. Una grande villa sita a San José in California che sembra una struttura labirintica ramificata comprendente un enorme numero di stanze. Venne costruita dall’ereditiera del celebre marchio di armi Winchester usando cospicui proventi aziendali. Secondo l’opinione pubblica di allora,e soprattutto nelle valutazioni del consiglio di amministrazione della rinomata fabbrica,furono addotti sospettosi motivi sull’opera per ragioni estremamente irrazionali. Si diceva che la donna avesse reinvestito i profitti per aiutare gli spiriti defunti a causa degli spari e ciò metteva Winchester in posizione d’accusa. Migliaia di anime hanno lasciato la vita ingiustamente per la violenza del fuoco,e nel tempo sembra che l’uso di quei fucili possa aver provocato otto milioni di morti. Una maledizione penderebbe sugli eredi Winchester,una miniera per farci un film che comincia a pensare allo sviluppo della storia in termini di complesso di colpa mettendo in relazione le influenze della mente sul corpo e viceversa. L’eterno duello tra razionalità,illusioni,positivismo e superstizioni prende derivazioni parapsicologiche quando viene chiamato dai soggetti preoccupati per le azioni della stravagante signora uno psichiatra,anch’esso per il vero sprofondato nei vortici di droghe e alcol. Nel 1906 la tendenza spiritista presentava dinamiche di scontro e scarsa affidabilità delle risposte,nella vicenda raccontata configurando la presenza di un contraltare attraverso la figura del terapeuta analista ospitato nel discusso maniero,si tenta di esprimere la multipla valenza di fenomenologie che non rilevano mai diagnosi manichee. Il medico non crede a qualcosa senza concretezza,appoggia ritualmente una linea scientista basata sullo studio e sulla ripetitività dei fenomeni,ma nel profondo della sua travagliata esistenza nasconde di aver aperto senza volerlo una porta con l’aldilà. Quest’uomo conserva un segreto straziante che ne ha mutato la vita,quel ricordo porrà interrogativi fuori dalle regole sul caso corrente trascinandolo in una dimensione non messa in bilancio. Si chiama Price,nome che associato alle angolature del profilo ricorda con discrezione la figura di Vincent Price,grande protagonista oscuro della migliore stagione del cinema gotico. Citazioni della scrittura e del makeup vogliono diventare un richiamo diretto da collegare alle scelte di scenografia con certe profondità geometriche di stanze e corridoi,dove le tinte mogano del legno preparano alla confezione più confacente tra western e mistery. Le pallottole realizzano l’ossessiva visione della morte,rimandano visibilmente ad un desiderio contemporaneo e morale di congelarne i devastanti effetti. La reale paura arriverà soltanto dal tremendo terremoto di quell’anno,fantasmi e polvere da sparo maledetta sono un incubo che si leva dallo schermo senza colpire la suscettibilità creativa del pubblico. La parabola nella tenacia di regolare troppo la visionarietà nell’intrattenimento doc guiderà i personaggi a fare conti con le gabbie prefabbricate del’horror. Le spruzzate teorizzanti che dovrebbero ramificare saggiamente deduzioni argute verso il sit-drama diventano addomesticate e diluite sotto l’effetto esorcistico di adrenalina a ogni costo.