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Il Grande Match con le Cine Opinioni
Quelli che sottovalutano il fantasy
Supereroi e storie fantastiche sotto il fuoco incrociato di autori inflessibili
Contro Ridley Scott, Martin Scorsese e Almodovar, ma il cinema va avanti

A cura di FRANCO FERRI

Ridley Scott
Ridley Scott
Nell’anno che usciva Blade Runner (1982) il genere fantasy stava cominciando ad esplorare con un certo successo i nuovi spazi del linguaggio cinematografico. Se trentacinque anni fa qualche mente bizzarra avesse profetizzato che nelle stagioni presenti quel tipo di pellicole,piene di tanti livelli capitolari asimmetrici e definitrici di ulteriori dimensioni libere,sarebbero state maggioranza tra i migliori incassi,di sicuro l’avrebbero eufemisticamente deriso. Soltanto negli ultimi due anni sono il 50% dei film presenti nella Top 10 annuale degli Stati Uniti ad indicarci il fantasy come genere preferito che può benissimo comprendere,compenetrare,comunicare le sembianze narrative di molti altri generi. Ridley Scott nel 2017,colui che grazie a Blade Runner riuscì mescolare di nuova linfa il racconto fantastico stilizzando formule dal sapore nuovo,appare spiazzato dagli attuali fantasy e afferma. "Si potrebbero inserire Batman o Superman in quel mondo,in quell'atmosfera,solo che io almeno avrei una storia fottutamente buona da raccontare,visto che in genere questi non hanno nessuna trama ". Il confronto è sempre qualcosa di insopportabile quando le vecchie dive sono al cospetto di giovani star dall’appeal e dal portamento molto più ipnotico. Se i big delle generazioni passate trovano tempo e parole per isterici snobismi vuol dire che la storia del cinema sta scrivendo altre parabole non di meno articolate quanto indirizzate su mappe molto elettrizzanti. Crediamo che il genere fantasy presente sia una vulcanica fase di sperimentazione che ridisegna in modo multifacciale la tecnica del film adottando temi e risorse narrative tipiche del fumetto non necessariamente corrispondenti a quelle della realtà convenzionale. Ciò che potrebbe apparire una deriva di illusorio inganno va riletto come compimento della fantasia,non luogo di fuga dall’esistente ma adeguata costruzione rappresentativa di forme alternative egualmente degne di identità e considerazione reale. Difatti su questo Ridley Scott costruisce un muro e ribadisce, " Non posso credere nell'irrealtà sottile,al filo del rasoio che contraddistingue la situazione del supereroe." Il concetto del regista è da sempre legato alla fantascienza,ovvero la science-fiction che proietta la condizione dell' uomo su scenari plausibili arricchiti da una palingenesi filosofico umanista come centro portante del costrutto drammaturgico. Prometheus (2012) era una pellicola che seguiva quella pista ormai tradizionale,ma dal punto di vista della ricettività sensibile,contenutistica ha avuto per il pubblico la stessa insorgenza di un piatto insapore e ibrido proprio alla luce di rinnovati stilismi dell’ambito. La stessa idea di fantascienza può essere permeata di timbro fantasy e al medesimo istante Batman e gli Avengers vengono efficacemente influenzati dall’esistenzialismo più schietto.

Martin Scorsese
Martin Scorsese
Sotto un altro versante,Martin Scorsese contesta al genere ciò che secondo lui risulterebbe un aspetto deteriore e involuto,affermando,"L'ipertrofia delle immagini priva i film fantasy del significato" . Sorprende che tale affermazione arrivi da un regista piuttosto avvezzo al linguaggio inventivo delle immagini e denso di pellicole molto riuscite in tal senso (The Departed,Shutter Island,Hugo Cabret ) ma evidentemente la sua rivoluzione copernicana sul cinema attuale non si è ancora completata. Non possiamo restringere l’iperbolica visionarietà di una sequenza alla stregua di un eccesso estetico fine a se stesso,c’è integrazione significante tra questa architettura e quella dell’importanza contenutista. Come un ricco affresco di movimento si possono avviare in tale fase molti aspetti simbolici,di sintesi e di spessore pregnante che rendono il film prossimo alla scoperta. La linea imboccata da Scorsese riesce a svelare d’incontro il lacunoso momento di una cultura che in generale non ha ancora assimilato,e stenta a comprendere il mondo digitale. Un fermento da recepire non nell’accezione stretta e tecnologica,ma nell’esegesi in progress di un pensiero corrente che sta formando un’altra idea di interazione possibilista tra le cose e gli uomini. Gli autori spesso hanno interesse soltanto per i film vicini oppure omogenei al loro lavoro,all’inverso non seguono molto altre tendenze del cinema. In questa continuità di inclinazioni Pedro Almodovar getterà strali contro le storie fantasy negando loro qualunque tipo di contributo autoriale," Non vanno di pari passo con il contenuto".  Il regista spagnolo cade nella stessa trappola di Scorsese adottando classiche deduzioni a linea geometrica che nascono dalle consequenzialità di una storia e del suo contesto. Questo è un rapporto di tipo analogico al quale siamo abituati da sempre,ma l’asimmetria di una sceneggiatura fantasy spesso somiglia alla dinamica della musica che può assolvere in una forza sconfinata di energia ogni aspetto di complessità contenutistica. Qualcosa di simile per similitudine allegorica potremmo trovarlo nelle differenze tra l’arte figurativa e quella informale,se non del tutto a resa astratta. Quando si è trattato di delineare certe figurazioni rappresentative del mondo contemporaneo,a volte difficili e codificate,altre volte addirittura sulfuree toccando livelli politici inconsueti che anticipavano profeticamente la filigrana di quanto sta accadendo in questi anni,queste non sono riuscite per opera di pellicole realiste,drammatiche o di altro genere impegnato ma grazie ad alcuni lavori targati Marvel e Dc Comics. Non dobbiamo guardare al cinema fantasy con occhi e mente appesantiti dai preconcetti,l’osservazione del fenomeno deve capacitarsi che ci troviamo innanzi un modello di evoluzione molto positivo per il progresso del cinema e della comunicazione.
17 marzo 2017