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Il Mondo di Monda…visto da lontano
Antonio Monda di Rainews24 attacca i film Usa strizzando l’occhio alla Tv
Cita alcune frasi di Coppola che non guardano all'evoluzione del cinema

A cura di FRANCO FERRI

Antonio Monda
Antonio Monda
Se provate a fare zapping sulle vie della galassia tv il volto di Antonio Monda,davanti al fondale che rimanda alla biblioteca logo eterno del sapere,impatterà colorito,sorridente supporto su tutto quanto fa America. Rainews24 gli concede la rubrica personalizzata Central Park West che dovrebbe spiegare agli italiani gli Usa dal di dentro,ma l’opinionista a forza di sventagliare troppi argomenti tende spesso alla tuttologia quando il registro deve focalizzare un approfondimento specifico. Monda e il cinema forse saranno un binomio robusto ma se le deduzioni risultano frettolose al sapor di luogo comune comprendiamo che la visione del caotico,imprevedibile mondo hollywoodiano apparirà vacua,lontana e imperfetta alla stregua di un’ottica a binocolo rovesciato. La Hollywood descritta da Antonio Monda risulterà un pianeta adattato per opportunismi di natura paratelevisiva,infarcito di stereotipi che non tengono conto di analisi sottili e prospettiche. Tutto prende atto da ciò che Francis Ford Coppola ha affermato di recente ,“ L’industria cinematografica di oggi è in gravissima crisi. Produce solo quello che vuole il pubblico come se le case farmaceutiche producessero solo eccitanti o tranquillanti.” Il verbo produttivo sarebbe cristallizzato su film “adrenalinici e con effetti speciali” mentre quelli “soporiferi” sarebbero destinati verso Natale quando parte la corsa all’Oscar. Prendiamo per interessanti le dichiarazioni del grande vecchio Coppola pur notando che quanto afferma in linea generale scivola via come un pensiero da reduce,glorificando logicamente il suo passato,contrapponendolo ad un presente in cui prevale l’estraneità avendo fatto altre scelte di lavoro. Il metodo intellettuale proposto risulta lo schema ideologico antagonista tra industria dominante (Hollywood) e l’idea artistica,bella,originale del cinema indipendente. Questo cliché in verità risulta vecchio e superato,non appartiene più allo status contemporaneo,i primi squilli di cambiamento avvennero svariati decenni fa proprio grazie allo stesso Coppola che fu tra i fautori della destrutturazione dell’allora Hollywood quando cominciò l’affermazione dell’altra Hollywood con dna legato a tematiche,stili pregnanti e diversi,divenuti poi nei decenni successivi parte integrante nei progetti degli studios a grande budget. Fin dagli anni ’70 non c’è più stata una netta separazione tra due concezioni presunte belligeranti,le differenze spesso si determinano in sottigliezze analitiche. Il cinema indipendente sta a Hollywood come Hollywood sta al cinema indipendente ma le etichette si rinnovano per eccesso di convenienza. La sortita fa comodo all’establishment della televisione per ribadire e rinfrescare refrain negativi sul cinema specie se americano. Abbiamo innanzi uno dei tanti esempi che sono stati giocati in Italia anno dopo anno per allontanare metodicamente gli italiani dalla cultura cinematografica con risultati presenti sotto gli occhi di chiunque. Il verbo di Antonio Monda entra nel vivo e avevamo compreso l’obiettivo quando dichiara l’esaltazione del piccolo schermo,” Le migliori idee negli Stati Uniti oggi sono appannaggio della tv con prodotti che ormai superano la qualità del cinema”.

Francis Ford Coppola
Francis Ford Coppola
Questo è assolutamente falso e lontano dall’oggettività. I tv movie e le serie in gran parte accolgono credit artistici,attori che erano all’apice sul grande schermo dieci,quindici anni fa ed ora hanno perso smalto. Le caratteristiche dei racconti nei due mezzi continuano ad avere linguaggi e sintassi diametralmente opposti prevedendo format,target assai differenziati; Alla televisione piace sempre il cliché,al cinema si chiede il prototipo anche nei sequel. Dando un’occhiata al marketing dei film visti in sala non c’è mai stata una diffusione così omogenea e premiante della cinematografia americana nel mondo in tutta la storia della settima arte. Ad ogni latitudine s’impongono le pellicole statunitensi come non succedeva nemmeno ai tempi di Coppola,le storie e le sceneggiature sono vincenti perché sottolineano un’idea universalista ed evolutiva che offre modo di riconoscimento locale. Non esiste rigidità e regola espressiva ma s’intende un policentrismo tematico anche di forma complessa che volendo può essere intessuto in un’architettura di perfetto intrattenimento. Tanti spettatori contemporanei hanno pure loro avuto un cambiamento di pari passo che prevede l’accettazione di entertainment e arguta riflessione sullo stesso binario senza più muri e compartimenti stagni. Quindi,quanto afferma successivamente Monda,“ Allo spettatore viene dato quello che vuol vedere senza il bisogno di sfidarlo” è una stonatura  interpretativa che si dissolve davanti all’evidenza nell’anno,nei mesi in cui s’impone a blockbuster un film filosofico come Interstellar oppure è pluripremiato agli Oscar,Birdman,file ai botteghini ancorché la più grande pellicola metafisica sull’esistenzialismo contemporaneo proiettata nelle ultime stagioni. Monda non ci sta,continua una schematica e riduttiva disamina alla ricerca di un’istantanea,un minimo comune denominatore che non sa più dove trovare. Perciò vuole la frase ad effetto.” Il cinema Usa produce storie vecchie riadattate con innovativi effetti speciali spettacolari per continuare a sbalordire,la fabbrica dei sogni produce sogni che limitano quelli dei tempi precedenti “. Per i film più gettonati possono valere le medesime coordinate osservate in precedenza,prevedono oltretutto la capacità del racconto di saper penetrare lo spettatore,del quale ne rispettano comunque l’intelligenza,al contrario di quanto lui pensi. Ad esempio i fantasy non sono assimilabili a torte con ingredienti scadenti o scaduti ricoperte da ammalianti ciliegine e splendidi disegni di marzapane ma implicano un nuovo sperimentalismo. Sono un grande laboratorio che in molti casi,pensiamo a certe produzioni Marvel,hanno distillato la migliore decodifica narrativa degli enormi scenari socio politici nei nostri giorni,praticamente impossibile con generi convenzionali. Nell’epoca della composizione digitale che accomuna specificatamente il cinema alla pittura piuttosto che alla fotografia,l’affresco finale da proiettare si gioverà degli effetti speciali non in misura di una notte buia da riempire con colori posticci e arbitrari. Sogno e incubo vivranno compenetrazione dinamica non solo in fase estetica ma daranno al cinema del duemila un’impronta Junghiana e interfacciata con il reale attraverso sembianze di rinnovata capacità semantica.
30 agosto 2015