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Captain America: Il pensiero scorre su Civil War
La lotta che divide gli Avengers scomoda la riflessione colta di un filosofo
Ma nella stampa nazionale c’è smarrimento e noia di fronte al superduello

A cura di FRANCO FERRI

Captain America in Civil War
Captain America in Civil War
Aspettavamo con grande fervore l’arrivo di Civil War,terzo capitolo del Captain America,personaggio che da quando è comparso al cinema ha dato quel tocco in più di talento al genere e da quando sono arrivati in regia Anthony e Joe Russo,non di meno il format ha agganciato tematiche condite di riferimenti politico morali assolutamente odierni. L’ultimo prodotto di casa Marvel in realtà più che un trittico esclusivo dedicato all’alias di Steve Rogers pare indirizzato sull’utilizzo complessivo dell’intera squadra Avengers ed in questo il film assume caratteristiche più dirette e omogenee nel rappresentare il sequel di Age of Ultron,la pellicola di un anno fa. L’interesse mediatico nei paesi dove il film finora è approdato mostra spirito variegato secondo le differenti culture e la maggiore o minore abitudine al dibattito. In Italia La Repubblica si agita intorno a una problematica di approccio non vera,coinvolgendo forzosamente Captain America in una sorta di crociata per “riportare il pubblico al cinema negli Stati Uniti contro la forza delle serie tv”. A differenza di quello domestico il cinema negli Usa gode di ottima salute con biglietteria in crescendo da un anno e mezzo a questa parte. Per la gioia della statistica semplificata consideriamo che ogni americano compra oltre quatto biglietti all’anno mentre l’italiano soltanto uno e mezzo. Civil War sotto l’egida Marvel coincide nell’esigenza cinematografica di un prototipo oltre il sequel che è aspetto superiore alla scrittura seriale di marca televisiva diventata oro per chiara strategia di vendita. Oggi esistono oltreoceano differenze,difformità semantiche e di linguaggio tra i due mass media che il pubblico statunitense sa comprendere,ma nel report del quotidiano romano si avverte poca analisi e sbilanciamento paratelevisivo nel più tipico refrain nazionale. Il newspaper,Usa Today,ricorda che,” Se togliete a Captain America i superpoteri nella storia resta una profonda esplorazione dell'amicizia,della famiglia,dei sacrifici “. Il significante di questo prodotto Marvel riesce ad ottenere l’imprimatur e la prima fila culturale per penna del filosofo Mark D. White,autore di saggi innovativi che estrapolano pensiero dinamico dai comics,famoso è quello su Batman. Scriverà qualcosa di entropicamente interessante sul conflitto tra Avengers all’interno della storia.” Captain America è il garante dell'autonomia kantiana,mentre Iron Man è un pragmatista benthamiano“ (Jeremy Bentham,fondatore dell’utilitarismo moderno). Nei paesi europei l’interesse critico continua a mettere il recensore in posizione centrale ribadendo analisi e competenti attenzioni sulla struttura narrativa di questo format.

Mark D. White
Mark D. White
Olivier Delcroix,notista su Le Figaro,giornale parigino,rammenta come,” La genialità di questi tre film si misura nel voler raccontare e destreggiarsi tra i differenti generi hollywoodiani (thriller conspiration,bellico,buddy movie) cercando di trarre da ciascuno di essi l’acuto più alto ”. L’opening del film in Inghilterra esalta parole e gioco dei sentimenti in Tom Huddleston che su Time Out,periodico di Londra,afferma. “«Civil War» è pieno di quella gioia che mancava a «Batman v Superman»”. In modo ironico e allo stesso tempo gentilmente predisposto si esprime Clarisse Loughrey,opinionista su The Independent. “ Se questo è l'esempio della nuova fase della Marvel e del suo futuro così ben pianificato,non è poi così terribile l'idea che usciranno ancora questi generi di film fin quando la Terra non imploderà “. Sullo stesso filone ma non sul medesimo tono si lancerà Mariarosa Mancuso,che dà avvio a giudizi della stampa italiana molto intrisi di stanchezza,disinteresse e scarsa attitudine all’approfondimento. Sulle pagine del Foglio,la cinefila del giornale di Giuliano Ferrara si auto flagella e s’adombra di tristezza per Captain America.“ Dà un senso di smarrimento sapere che siamo al tredicesimo film con i supereroi Marvel, e che molti altri sono in preparazione “. L’unica,appariscente percezione di disorientamento possiamo provarla quando cerchiamo nei commenti della stampa nazionale opinioni senza uno straccio d’opinione,incomplete e spesso fiere di sentirsi estranee al cinema dei supereroi. Valerio Caprara chiamando in causa il tema centrale del film e l’idea stessa che esce dal linguaggio dei generi farebbe sicuramente sobbalzare Mark D. White affermando.“ Questo genere semplifica,come è solito fare,le storiche impasse tra interventismo e isolazionismo,libertà e sicurezza “.Il critico del Mattino di certo non ama il fantasy ma capisce in una certa misura la propria idiosincrasia sussultando umano perdono,“ Chiedo scusa ai fan ultraspecialistici per non risultare sacrilego“. La belligeranza interna che metterà a repentaglio l’esistenza degli Avengers viene bollata senza appello da Anna Maria Pasetti de Il Fatto Quotidiano. “ Una lotta intestina coinvolge i super eroi e la manfrina prosegue allo sfinimento. Per un pubblico di super-resistenti “. Il piacere senza riserve pare invece toccare le corde di Alessandra Levantesi Kezich (La Stampa) che dice.“ Siamo di fronte a uno dei più riusciti cine-fumetti Marvel,due ore e un quarto di divertimento assicurato ”. Anche se non dettaglia in cronaca le sensazioni gaudenti di un critico mostra particolari importanti e sinceri di aver assistito al film fino all’ultima sequenza. In effetti la storia in action dura 137 minuti,segue un minuto di coda,poi come al solito si apre una breve ma importante clip di aggiunta alla trama. In giro leggiamo articoli di cronisti e critici che scrivono di aver visto una vicenda lunga due ore e mezza,però il resto della durata dichiarata sono code, tracking di nomi. Costoro con ogni probabilità non hanno visto per nulla il film,come spesso accade in certi,fumosi commenti che appaiono sui giornali.
9 maggio 2016